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216 i libri della famiglia

sua sedia e abitacolo; e ivi, poiché così dimora, tessuto e ordinato il suo lavoro, sta desto e diligente, tale che, per minima ed estremissima cordicina quale si fosse tocca, subito la sente, subito s’apresenta e a tutto subito provede. Così faccia il padre della famiglia. Distingua le cose sue, pongale in modo che a lui solo tutte facciano capo, e da lui s’adirizzino e ferminsi ai più sicuri luoghi; e stia il padre della famiglia in mezzo intento e presto a sentire e vedere il tutto, e dove bisogni provedere subito provegga. Non so, Lionardo mio, quanto questa mia similitudine ti dispiaccia.

Lionardo. In che modo potrebbe alcuno vostro detto dispiacermi? Giurovi, Giannozzo, mai a me parse vedere più atta, né più utile similitudine, e bene certo comprendo, certo così essere quanto voi diciavate, che il modo e diligenza di chi governa le cose rende ogni grande e grieve fatto facile e trattabile. Ma non so io come tale ora pare che le faccende di fuori impacciano le domestiche, e le domestiche necessità spesso non lasciano bene di servire alle cose publiche. Però dubito la diligenza nostra a tutte le cose in tempo fusse non quanto si richiede sufficiente.

Giannozzo. Non stimare costì ancora non sia presto e ottimo rimedio.

Lionardo. Quale?

Giannozzo. Dicotelo. Faccia il padre della famiglia come feci io. Perché a me parea non piccolo incarco provedere alle necessità entro in casa, bisognando a me non raro avermi fuori tra gli uomini in maggiori faccende, però mi parse di partire questa somma, a me tenermi l’usare tra gli uomini, guadagnare e acquistare di fuori, poi del resto entro in casa quelle tutte cose minori lascialle a cura della donna mia. Così feci, ché a dirti il vero, sì come sarebbe poco onore se la donna traficasse fra gli uomini nelle piazze, in publico, così a me parrebbe ancora biasimo tenermi chiuso in casa tra le femine, quando a me stia nelle cose virili tra gli uomini, co’ cittadini, ancora e con buoni e onesti forestieri convivere e conversare. Non so se tu in questo mi lodi, già che io veggo