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204 i libri della famiglia

quello modo avere ove ridurmi, e dove contenessi e’ miei giovani non scioperati e non oziosi.

Lionardo. Quale essercizio prenderesti voi?

Giannozzo. Quanto potessi onestissimo, e quanto più potessi a molti utilissimo.

Lionardo. Forse questo sarebbe la mercantia?

Giannozzo. Troppo, ma, per più mio riposo, io m’eleggerei cosa certa, quale di dì mi vedessi migliorare tra le mani. Forse farei lavorare le lane, o la seta, o simili, che sono essercizii di meno travaglio e di molto minore molestia, e volentieri mi darei a tali essercizii a’ quali s’adoperano molte mani, perché ivi in più persone il danaio si sparge, e così a molti poveri utilità ne viene.

Lionardo. Questo sarebbe officio di grandissima pietà, giovare a molti.

Giannozzo. E chi ne dubita? Massime faccendo come vorrei io si facesse, ché arei fattori e garzoni miei, né io porrei mano più oltre se non a provedere e ordinare che ciascuno facesse il debito suo, e a tutti così comanderei: siate con qualunque si venga onesti, giusti e amichevoli, con gli strani non meno che con gli amici, con tutti veridici e netti, e molto vi guardate che per vostra durezza o malizia mai alcuno si parta dalla nostra bottega ingannato, o male contento; ché, figliuoli miei, così a me pare perdita più tosto che guadagno, avanzando moneta, perdere grazia e benivolenza. Uno benevoluto venditore sempre arà copia di comperatori, e più vale la buona fama e amore tra’ cittadini che quale si sia grandissima ricchezza. E anche comanderei nulla sopravendessino superchio, e che, con qualunque o creditore o debitore si contraesse, sempre loro ricorderei con tutti stessino chiari e netti, non fossoro superbi, non maledicenti, non negligenti, non litigiosi, e sopratutto alle scritture fussono diligentissimi. E in questo modo spererei Dio me ne prosperasse, e aspetterei acrescermi non poco concorso alla bottega mia, e fra’ cittadini stendermi buono nome, le quali cose non si può di leggieri giudicarne quanto col favore di Dio e colla