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186 i libri della famiglia


Lionardo. Che chiamate voi famiglia?

Giannozzo. E’ figliuoli, la moglie, e gli altri domestici, famigli, servi.

Lionardo. Intendo.

Giannozzo. E di questi sai che masserizia se ne vuole fare? Non altra che di te stessi: adoperàlli in cose oneste, virtuose e utili, cercare di conservalli sani e lieti, e ordinare che niuno di loro perda tempo. E sai in che modo niuno di loro perderà tempo?

Lionardo. Se ciascuno farà qualche cosa.

Giannozzo. Non basta. Anzi se ciascuno farà quello se gli apparterrà; se la donna governerà e’ picchini, custodirà le cose, e provederà a tutta la masserizia domestica in casa; s’e’ fanciulli studieranno d’imparare; se gli altri attenderanno a fare bene e diligente ciò che da’ maggiori loro sia comandato. E sai in che modo e’ perderanno tempo?

Lionardo. Credo se faranno nulla.

Giannozzo. Certo sì; e ancora se quello quale può fare uno, ivi saranno infaccendati due o più; e se dove bisogna due o più ivi sudi uno solo; e se a uno o più sarà data faccenda alla quale e’ sia inutile o disadatto. Imperoché dove siano troppi, alcuno sta indarno, e ove sono manco e inutili, egli è peggio che se facessino nulla, però che così s’afaticano senza frutto, e disturbano in grande parte e guastano le cose.

Lionardo. Bene dite.

Giannozzo. Maisì, a questo modo non si lasciono perdere tempo: comandisi a ciascuno cosa quale sappi e possa fare. E acciò che tutti possano e vogliano con più diligenza e amore fare quello se gli appartiene, si vuole fare come fo io il debito mio. A me s’apartiene comandare a’ miei cose giuste, insegnarle loro fare con diligenza e bene, e a ciascuno dare quello sia necessario e comodo. E sai quello che io fo per meglio fare il debito mio? Io penso prima molto a lungi, a costoro che può bisognare, quale sarebbe meglio; dipoi apresso io di tutto cerco, duro fatica per averla, poi con di-