Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/187


libro terzo 181

assediato da tutti i cattivi, né sapete vivere cogli altri buoni, convienvi servire e confratellarvi a tutti i ladroncelli, quali perché sono vili, così poco stimano la vita in seguire le voluntà vostre! E chiamate onore essere nel numero de’ rapinatori, chiamate onore convenire e pascere e servire agli uomini servili! O bestialità! Uomini degni di odio, se così pigliate a piacere tanta perversità e travaglio quanto trabocca adosso a chi sia in questi uffici e amministrazioni publiche! E che piacere d’animo mai può avere costui, se già e’ non sia di natura feroce e bestiale, il quale al continuo abbia a prestare orecchie a doglienze, lamenti, pianti di pupilli, di vedove, e di uomini calamitosi e miseri? Che contentamento arà colui il quale tutto il dì arà a porgere fronte e guardarsi insieme da mille turme di ribaldi, barattieri, spioni, detrattori, rapinatori e commettitori d’ogni falsità e scandolo? E che recreamento arà colui al quale ogni sera sia necessario torcere le braccia e le membra agli uomini, sentirli con quella dolorosa voce gridare misericordia, e pur convenirli usare molte altre orribili crudeltà, essere beccaio e squarciatore delle membra umane? Au! cosa abominevole a chi pur vi pensa, cosa da fuggilla. Tu adunque, uomo crudelissimo, chiederai li stati? Dirai tu certo sì, perché a me sarà lodo soffrire quelle gravezze, per gastigare i mali, sollevare e ornare i buoni. Adunque per gastigare e’ mali tu in prima diventi pessimo? A me non pare buono colui il quale non vive contento del suo proprio, e colui sarà piggiore il quale desidererà e cercherà quello d’altri, e quello sarà sopra tutto pessimo il quale bramerà e usurperà le cose publice. Non ti biasimerò se di te porgerai tanta virtù e fama che la patria ti riceva e impongati parte de’ incarichi suoi, e chiamerò onore essere così pregiato da’ tuoi cittadini. Ma che io volessi fare come molti fanno, gittarmi sotto questo, fare coda a quello altro, e servendo cercare di signoreggiare, o vero che io mi dessi a diservire o ingiuriare alcuno per compiacere a costui col favore del quale io aspettassi salire in stato, o vero che io volessi, come quasi fanno tutti, ascrivermi lo stato quasi per mia ricchezza, riputarlo mia bottega, ch’io pregiassi lo stato tra le dote