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libro terzo 165


Giannozzo. Sì, sì.

Lionardo. Ma in che modo si conosce egli quale sia troppo, quale sia poco?

Giannozzo. Leggermente, colla misura in mano.

Lionardo. Aspetto e desidero questa misura.

Giannozzo. Cosa brevissima e utilissima, Lionardo, questa. In ogni spese prevedere ch’ella non sia maggiore, non pesi più, non sia di più numero che dimandi la necessità, né sia meno quanto richiede la onestà.

Lionardo. O Giannozzo, quanto giova più nelle cose di questo mondo uno simile sperto e pratico che uno rozzo litterato!

Giannozzo. Che dici tu? Non avete voi queste cose tutte ne’ libri vostri? Eppur si dice nelle lettere si truova ogni cosa.

Lionardo. Così può essere, ma io non mi ricordo altrove averle trovate. E se voi sapessi, Giannozzo, quanto ci siate utile e bene accaduto a proposito, voi ve ne maraviglieresti.

Giannozzo. Dici tu il vero? Io godo se io vi sono utile in cosa alcuna.

Lionardo. Utilissimo. Questi giovani qui, Battista e Carlo, desideravano udire della masserizia qualche buono documento, e io insieme con loro bramava il simile. Ora da chi poteriamo noi udirne più a pieno e con più verità che da voi, il quale siete tra’ nostri riputato né sì spendente che in voi non sia onestissima masserizia, né sì sete massaio che uomo vi possa riputare non liberale? Però voglio avervi pregato, poiché la masserizia è sì utilissima, non vogliate noi non la conosciamo più tosto da voi, da cui l’udiremo con più fede e con più verità che da altri, il quale c’insegnerebbe forse più tosto essere avaro che vero massaio. Seguite, Giannozzo, dirci quello sentite di questa santa masserizia, che spero udiremo da voi come sino a qui così del resto cose elettissime.

Giannozzo. Io non saprei dirvi di no per rispetto alcuno, pregandomi tu, Lionardo. E’ m’è debito fare cose piaccino a’ miei. E tanto più voglio essere facile a narrarvi quello