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132 i libri della famiglia

come da essa natura sia così fabricato solo a rimirare e riconoscere e’ luoghi e cose celeste. Dicevano gli Stoici l’uomo essere dalla natura constituito nel mondo speculatore e operatore delle cose. Crisippo giudicava ogni cosa essere nata per servire all’uomo, e l’uomo per conservare compagnia e amistà fra gli uomini. Dalla quale sentenza Protagora, quell’altro antico filosafo, fu, quanto ad alcuni suol parere, non alieno, el quale affirmava l’uomo essere modo e misura di tutte le cose. Platone scrivendo ad Archita tarentino dice gli uomini essere nati per cagione degli uomini, e parte di noi si debbe alla patria, parte a’ parenti, parte agli amici. Ma sarebbe lungo sequire in questa materia tutti e’ detti de’ filosafi antichi, e molto più lungo sarebbe agiugnervi le molte sentenze de’ nostri passati teologi. Per ora questi m’occorsono a mente, a’ quali, come vedi, tutti piace nell’uomo non ozio e cessazione, ma operazione e azione. E confermeratti questa comune e vera sentenza, se coll’animo mirerai quanto vedi più che negli altri animali l’uomo da essa infanzia per ogni corso della sua età sé sempre adoperare, tale che quegli e’ quali sono in tutto fuori d’ogni onesta e virile opera, questi pure in qualche modo faccendo qualche cosa sé stessi oziosi trastullano. E quanto chi mi lodasse più l’ozio, chi non preponessi l’adoperare le membra, ingegno e ragione in qualche laude, costui appresso di me sarebbe in maggiore errore che s’egli stimasse vera quella opinione di quello afflitto padre per la morte della figliuola, el quale consolando sé stessi disse, poteva pensare e’ mortali essere nati per patire in vita pena de’ loro sceleratissimi flagizii e peccati! Pertanto troppo mi piace la sentenza d’Aristotile, el quale constituì l’uomo essere quasi come un mortale iddio felice, intendendo e faccendo con ragione e virtù.

Ma sopra tutte lodo quella verissima e probatissima sentenza di coloro, e’ quali dicono l’uomo essere creato per piacere a Dio, per riconoscere un primo e vero principio alle cose, ove si vegga tanta varietà, tanta dissimilitudine, bellezza e multitudine d’animali, di loro forme, stature, vesti-