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libro secondo 129

renne più pensato e più intero, ché testé mi pare stare coll’animo sospeso aspettando vedere Ricciardo, el quale uomo modestissimo, umanissimo, sempre e per sua carità in me, e per mia reverenza inverso di lui, fu a me in luogo di padre. E non so come, qualunque io sento passare mi pare sia Ricciardo, tanto desidero e aspetto vederne Lorenzo essere lieto, el quale vie più di me con troppo desiderio l’aspetta.

Allora gli rispuosi io: — Lionardo, facciamo come testé nostro padre disse: riputiamo perduto ogni tempo se non quello quale spenderemo in virtù. Ora credo non ci sia che fare altro. Adòperati in farci migliori. Tu insino a qui dicesti, quanto a mio giudicio in quella materia dir si poteva, molto utilissime cose non sanza perfetto ordine, con eloquenza non meno succinta che chiara ed elegante: onde non dubito testé potrai in quel che resta fare il simile. Ricciardo stimo non giugnerà però sì tosto, né a te l’animo mai suole pendere meno inverso l’utilità nostra che verso l’amore di Ricciardo. Per tua facilità e grazia verso di noi sempre potemmo riputarti fratello, e per quanta da te riceviamo dottrina e cognizione di cose perfettissime, dovemo ricognoscerti non solo come maestro, ma certo in luogo di padre. E non riputiamo men grado avere avuto l’essere e vita dal padre, che ricevere da te el ben starci in vita con lodo e onore. Però, Lionardo, segui. Facciamo questo tempo nostro adoperandolo. Così manco resterà domani che dire. Segui. Ascoltiànti.

Lionardo. Adunque piacemi. Sarò nondimeno, poiché ’l tempo così richiede, brevissimo quanto la materia patirà. Ascoltatemi. Abbiamo la casa come dicemmo populosa, piena di gioventù. Vuolsi essercitarla, non lasciarla impigrire in ozio, cosa come inutile e poco lodata alla gioventù, così alle famiglie gravissima e troppo dannosa. Non però bisogna qui metter a voi in odio l’ozio, quali io veggio studiosi e operosi, ma pure per più incitarvi a seguire come fate in ogni fatica e in ogni laborioso essercizio per acquistare virtute e meritar fama, ponete animo qui e pensate da voi quale uomo, non dico cupido di laude, ma in qualche parte timido d’infamia