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di messer bertramo d'aquino | 49 |
su ’l molle letticciòlo composto entro una casupola
in fondo al giardino per riposarvi nel tempo piú
caldo; ed essa corse a socchiudere la porta dalla
quale doveva entrare l’amante. Ascoltò: nessuno.
Allora dalle aiuole e dalle macchie si die’ a raccogliere
le piú belle rose e strappandone i gambi
riponeva le corolle e i petali freschi in un cestello
che recava al braccio: anche vi metteva
fragranti vainiglie e gelsomini, e quando il cestello
fu colmo lo porse alla fante e le disse: — Spargi
questi fiori su le lenzuola e acconcia ogni cosa;
e poco dopo che messere sarà venuto, fanne cenno
d’entrare. — E stette ad attendere.
Ma alla mente di lei, che con la fantasia si spingeva da un pezzo a pregustare le voluttà del suo dolce amore, balenò a un tratto il dubbio non stesse per cadere nella vendetta di messer Bertramo, il quale troppo duramente e troppo lungamente aveva fatto soffrire; non dovesse, se messer Bertramo mancasse per inganno al convegno, esser fatta gioco di lui. E se egli non aveva l’animo che suo marito le avea dipinto, non poteva ella, con acerbo dolore e vergogna,