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32 | il leardo. |
lungo e sfortunato, fosse testimone a Giovanna
anche del dolore e della fede sua richiamandole
il ricordo di lui per ogni passo del cammino doloroso;
e inviò un valletto a chiedere di grazia
a messer Lapo che disponesse a palafreno della
sposa il suo cavallo. — È quieto — disse il valletto
— e la porterà soavemente.
Messer Lapo acconsentì. E la mattina delle nozze, quando avanti giorno le fantesche vestivano la povera Giovanna e gli scudieri allestivano li altri cavalli per la compagnia, e in tutto il castello era un affaccendarsi rumoroso e gaio, il leardo fu condotto da Santelmo. Al lume dei torchi, per la finestra della sua stanza, messer Lapo vide partire la compagnia, e guardò a lungo la figliola, la quale gli parve bella e bene adorna; ma non porse attenzione a come fosse bello e bene adorno anche il leardo che la portava ambiante, dolcemente.
La cavalcata procedeva triste. I primi raggi del sole si spegnevano in una nuvolaglia biancastra e nell’aria plumbea non si moveva una foglia di tutto quel bosco entro cui la strada penetrava