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il polso. 205


taglia contemplava la gravità della propria sconfitta e cercava rimedio a quello de’ suoi affetti che dolorava ferito: l’affetto di sé medesimo; giacché l’altro pareva rimasto estinto di colpo. Rifletteva il conte che raccomandando alla dama di tacere aveva obliato la natura di lei e che s’ella parlasse — e parlerebbe — il mondo riderebbe di lui e non di lei, della quale — cosí era strana — nulla poteva sorprendere; ed egli considerava fra sé il capriccio di lei; si stupiva di non essersene accorto prima; si rassegnava a comprendere quel capriccio meno enorme di quanto aveva giudicato prima.

Il marchese Arnisio era un bel giovane, alto, pallido per sangue nobile da secoli, con dei modi di secolare nobiltà. Che meraviglia se la moglie, gelosa della dama la quale egli serviva se n’era accesa a dispetto del mondo e del cavaliere servente?

E l’orgoglio del conte dolorava; e l’altro affetto, che ancora non era spento del tutto, sussultava d’un ultimo spasimo. Peggio, assai peggio che la derisione del mondo, la derisione della