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198 il polso


nel dubbio, ed egli non voleva restarci, egli interrogava il mistero, scrutava, investigava. Ma invano: tal donna era l’Arnisio che davanti a niuna persona e in niuna circostanza perdeva il predominio di sé medesima; né mai, appuntando i suoi sospetti su questo o su quello che a lei fosse dintorno, il conte riusciva a sorprenderle in volto ombra alcuna di rossore o di pallore, di smarrimento o di vergogna. Il mistero per La Fratta permaneva fitto, fosco, quasi spaventevole, e il suo caso diveniva pietoso e tendeva a diventare ridicolo.

Ond’éccolo a richiedere di consiglio l’abate Fantelli: un abate di umore giocondo e di mente arguta, e caro a tutte le dame di cui conosceva le corde piú sensibili al tocco delle sue allusioni e de’ suoi frizzi, né men caro agli amici, cui giovava d’esperienza e di senno.

L’abate consigliò: — Tastale il polso.

E La Fratta non comprendendo, quegli aggiunse: — Né i palpiti del cuore né i battiti del polso si possono frenare. Allorché ricorderai alla marchesa il tuo rivale sconosciuto, il suo cuore