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il valletto ostinato. | 7 |
poteva spiare, dietro una porta, l’ancella che si
stava spogliando; ché, accusato alla padrona, la
padrona rideva, e accusato al padrone, il padrone
taceva.
Ma quand’ebbe compiuti i quindici anni il valletto parve mutare costume, e il signore notò lo studio di lui a imitarlo affinché nessuno, neppure madonna Ginevra, lo considerasse ancora un ragazzo. E Ugo sentiva egli stesso mutarsi; sentiva una smania di cose nuove, d’altri svaghi, d’altri luoghi, d’altri pensieri, mentre la vita e la natura che fervevano attorno a lui gli rivelavano cose sconosciute e gli suscitavano sensazioni nuove. E mentre la forza sensuale si sviluppava in lui e per l’istintiva penetrazione della pubescenza egli imparava da tutta la natura il segreto dell’amore umano, quel desiderio peranche indefinito gli avvolgeva il cuore di una insolita tristezza e tenerezza. Amava, già amava, e non sapeva chi amasse e non sapeva d’amare.
Ma risalendo un giorno dalla valle al castello (era di fitto meriggio e sotto la sferza del sole il mondo dormiva un sonno mortale) Ugo a un