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Difficile dire se il conte La Fratta amasse piú sé medesimo o la marchesa Arnisio; ma giacché per acquistarsi dal mondo la lode di cavaliere perfetto nella stima di lei e per secondare gli stimoli del cuore insisteva da un anno a servire con cura paziente e con indulgente costanza una dama cosí mutabile di pensiero e di animo egli certo amava troppo sé stesso e oltre il necessario a un cavalier servente egli amava l’Arnisio.

A dire il vero a sua scusa ella esercitava tuttavia su lui l’attrattiva dell’ignoto e del nuovo, la virtú quasi d’un fascino arcano, quantunque, a dire il vero, egli in un anno n’avesse conosciute molto singolarità e usanze e malizie. Già sapeva La Fratta quando fosse bene contrapporsi e quando fosse meglio accondiscendere a quello