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6 | il valletto ostinato. |
giosa il becchime che gettava loro, rideva se a
diporto il palafreno saltasse imbizzarrito o adombrato;
o se nell’arazzo da rammendare le riuscisse
peggio che lo strappo il rattoppo: mentre cuciva
presso la finestra dalla quale scorgeva l’ampio
paesaggio a basso e d’intorno, ella cantava e i
villani, giú nella valle, udivano limpide e schiette
le cadenze della sua bella voce.
Gioconda natura! Per essa madonna Ginevra era amata dai servi, quantunque fosse anche temuta perché gli occhi del sire vedevano tutto con gli occhi di lei e perché ogni capriccio di lei diventava la volontà del sire: solo Ugo il valletto la serviva baldanzoso e sicuro, e quando fallava sapeva vincerne lo sdegno fingendosi egli sdegnato e mesto; ond’ella finiva con immergergli le dita tra i capelli folti, per ridere. Ugo allora si divincolava e la guardava in un’occhiata.
Veramente molte cose erano permesse ad Ugo: poteva arrampicarsi su per gli alberi dell’orto a inzepparsi di frutta; poteva ordire le piú strane burle al vecchio maggiordomo o assestare un pugno allo scudiero che gli minacciava un pugno;