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170 | la dama fallace. |
II.
La dama posò il romanzo. Nella sua mente piena di quell’avida lettura le viragini e i cavalieri continuarono a scambiare colpi di spada e prove eroiche e i principi a perseguire le donzelle traverso strane e confuse vicende di battaglie, di rapimenti e di naufragi; ma nel suo cuore, dai discorsi piú galanti e dalle pagine piú sentimentali, era penetrata una tentazione sottile, un’eccitazione dolce ad un amore tuttavia sconosciuto.
Fanciulla quasi l’avevano data in moglie a un cavaliere milanese, tanghero e geloso; a pena vedova i congiunti del marito, per carpirle una parte dell’eredità, l’avevano rinchiusa a forza in un convento, e da poi che era fuggita dal convento in casa della vecchia dama che le voleva il bene d’una madre, il Palmenghi figlio della dama, per non essere compromesso e per sottrarla all’ira dei congiunti, la costringeva a una vita peggio che di chiostro. O piú tosto, in-