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168 | la dama fallace. |
chiamò a sé, un giorno, il giovane e turbolento
cavaliere e gli propose il dilemma o d’ubbidire
alle sue leggi per restare in Parma, o d’andarsene
da Parma per non ubbidire alle sue leggi.
A ciò don Alfonso avrebbe dovuto rispondere co ’l sussiego che gli conveniva: — Altezza, io possiedo anche un feudo fuori delle vostre terre — ; eppure, trattenuto da certa sua riflessione, egli chinò il capo e tacque.
Di che meravigliandosi e dolendosi quasi di un’umiliazione sua il conte Gabrio Gabrii, che gli era intimo amico, gli disse Don Alfonso: — Oggi capirai che se io metterò il giudizio a posto non sarà tutto merito di Sua Altezza.
E nel pomeriggio, condotto l’amico al giardino della sua casa, da un punto dal quale si scorgeva chi era nel giardino attiguo disse a bassa voce: — Guarda!
Una dama leggendo un libro passeggiava all’ombra; e come fu condotta dal sentiero presso il muricciolo di confine, levò gli occhi e al profondo saluto che le fece don Alfonso risalutò, senza ristare, con garbo signorile. Una dama bel-