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d'un gentiluomo veneziano. 147


Dopo ciascuno dei gioiosi convegni, che consentiva l’assenza del marito, ella piangeva:


“Come foste partito mi gettai nel letto, e con gli occhi del corpo (benché co ’l pensiero a voi) m’addormentai: indi a poco svegliatami e ritrovatami senza di voi, cominciai a pianger sí forte che s’io non mi fossi nascosta sotto la piega del letto averei senza dubbio svegliato ognuno di casa... La maninconia m’è sí cresciuta che mi sento uscir fuora l’anima....„


Di lui era compresa cosí intimamente che a ripensarne le parole ne riudiva la voce e dalla voce ne riacquistava la sensazione intera: essa si deliziava a martoriarsi finché si abbatteva in una mortale angoscia.


“Da quell'ultima ora che mi parlaste fino a questa si è cresciuta in me la confusione, ch’io non so piú quello ch’io mi faccia. Le vostre dolcissime parole mi sono rimase cosí vive nella memoria che, se talor chiudo gli occhi, parmi di