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agnesina. 105


l’uno disse: — Berlinghieri non ferirà un cavaliere che dorme — , e l’altro, anche piú cortese, disse: — Noi non consentiremo mai che tu faccia paura a una fanciulla che giace cosí tranquilla — . E l’uno e l’altro fermarono per le briglie i loro cavalli ad un tronco; poi, come quelli che non provavano angoscia di gelosia e si sentivano tutti rotti per la corsa sfrenata, coricatisi su l’erba fresca a riposare, dopo poco, tant’alta era la quiete del luogo, s’addormentarono. Ma Guglielmo, legato egli pure il cavallo a un abete, si sedé con piú desiderio di vendicarsi che di dormire, e guardava la bella giovane dormire cosí, e avrebbe voluto ricuperarla. Se non che nessuno sa convincersi del proprio danno, ed egli voleva anche convincersi dell’innocenza di lei: forse ella aveva respinto l’amante con promesse mendaci, e nella speranza di chi la liberasse era stata presa dal sonno. E allora perché dormiva Rinaldo e dormiva con faccia gioiosa? No: la colpa della fanciulla pareva manifesta; ma essa era una povera fanciulla e degna di scusa. Degno invece di un’acerba vendetta era Rinaldo Imberali; e quale migliore vendetta dell’aspettare che l’Agne-