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non si quetava, egli riprese a dire delle parole savie.

Diceva con voce tenera: — Io non vi offenderò mai; Agnesina. Voi, che non avete uguali in bellezza, siete uguale nell’onestà ad ogni altra piú gentil donna di Firenze ed io conosco che Guglielmo mi sopravanza in valore e cortesia e che meritava tutto da voi. Ma quando ce ne torniamo, neppure Guglielmo vorrà persuadersi che io non vi abbia tócca; e se la madre vi scaccerà, e se Guglielmo non vi crederà, dove andrete voi, a chi vi affiderete voi?

L’Agnesina piangeva meno duramente, meravigliata delle oneste parole del giovane; e questi se ne avvide e il conforto che ne ricevette lo rimise nella concitazione di prima.

— Crudele vicenda di tre! — diceva —. Ma dei tre io non avrò pace mai piú; io stolto, che vi voglio bene come Guglielmo; e voi, non per voi ma per Guglielmo, seguitate a piangere!

E le chiedeva perdono di quel suo amore quasi di un’azione cattiva: le diceva i molti disagi, le lunghe notti insonni, i gravi martíri pa-