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98 agnesina


II.

Il cielo era stellato, ma la strada, lontano dalla città e da ogni casolare e campo, saliva ai monti e s’internava tra due falde boschive e dense come in una notte cupa.

Il cavallo, benché valido, accortosi del doppio peso, rallentava il galoppo e sbuffava; e tuttavia Rinaldo Imberali lo feriva degli sproni perché salvasse il suo amore: l’Agnesina, che impaurita chiudeva gli occhi e sentiva la frescura ventarle i capelli, con le braccia stringeva piú forte il petto del giovane; e il cuore di lui palpitava sotto la destra di lei. Egli, quando a quando, rivolgeva il viso e le susurrava su ’l capo: — Anima mia! — ed ella taceva rabbrividendo; ma a un punto l’Agnesina sospirò: — Guglielmo! —, e Rinaldo comprese d’improvviso e allibí. Tacque: non sarebbe stato da stolto perdere ciò che per sorte aveva in suo potere? “Saprò trovare sí buone parole — pensava — che m’ascolterà e l’avrò