Pagina:Albertazzi - Top, 1922.djvu/88

86 Adolfo Albertazzi


— Ho capito! ho capito!

Non era un bel matto?

Quante volte però, non molto tempo di poi, aill’orecchio dell’ufficiale dovevan tornare quelle parole: «Io con la quiete non posso dormire»!

V.

Nè i due vecchietti erano felici, perchè il dolore del mondo varcava il breve confine della loro solitudine.

La lettura del giornale, di cui avrebbero potuto fare a meno e non potevano, lasciava in loro un turbamento, un senso indefinibile — più che di sgomento — di pena e di pietà, e dicevano, senza saperlo, delle cose profonde.

— Con tanta miseria d’intorno, fra tanto soffrire, si ha quasi rimorso di vivere tranquilli; pare che Dio ce ne debba tener conto per castigarci anche noi, presto o tardi.

— A star qui, lontano dagli orrori della guerra, si comprende che non ne possono aver tutta la colpa gli uomini che si dice potessero evitarli; ci deve essere una causa più remota; un destino che di quando in quando, di tempo in tempo, si inasprisce, diventa più crudele, si accumula come una forza perversa e prorompe.

Il colonnello a udirlo dir ciò, guardava stupito il suocero, in veste da camera e berretto da ci-