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64 | Adolfo Albertazzi |
dopo; perchè dopo, la vecchia si rivolse a confortar lei per confortarsi con lei.
— Rassegnatevi, poverina! — le diceva — . Pugni al Cielo non se ne posson dare. Ma il Signore è giusto; e voi sapete se era buono, il mio figliolo! Ah se era buono!
O le diceva:
— Cerchiamo d’esser buone anche noi, e lo rivedremo in Paradiso, il mio Agostino.
Elena non aveva questa speranza, nondimeno taceva; non commetteva la crudeltà di contrariare col minimo atto l’illusione della povera vecchia. — Che ignorante! — pensava. — Stolida! Credere che io ne fossi innamorata!; che désideri, io di rivederlo in Paradiso! Io!
E contava quanti giorni mancavano alla chiusura della scuola, e sospirava l’ora che se n’andrebbe. Ma sentiva che il distacco non sarebbe agevole; sentiva che il dolore vincola più dell’amore e che, no, non invano aveva sofferto per quella povera vecchia ignorante e stolida. Bisognava dirle: — Me ne vado. Vi abbandono, per sempre — . Era un pensiero penoso.
Quando un giorno, uno degli ultimi giorni avanti le vacanze, credè giunto il momento opportuno a dar l’avviso. E rincasando, udì... Oh una cosa insana! incredibile! Al solito luogo d’un tempo, sotto al fico, mentre rigirava l’arcolaio, la Filomena cantava a squarciagola! Appena otto mesi dopo aver perduto il figlio in quel modo,