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50 | Adolfo Albertazzi |
voce; e qui, davanti alla bottega il cavallo, Baio, mi stramazza. Morto.
A questo punto Cenzo Dimondi non si vergogna a raccogliere due lacrimoni nel fazzoletto. Indi séguita:
— Baio, un cavallo di tanto sentimento, attaccato dal male non sentiva più nè parole, nè frustate, nè bastonate. Ma aveva capito il pericolo: non dico il pericolo di me o di lui: un pericolo spaventoso, quasi di tutti, di tutto il mondo!, e l’aveva capito dalle grida dei miei, dalla romba lontana, dallo squasso vicino, dall’urlo mio. E volle vincere il male che l’inchiodava, a ogni costo. Lo vinse. Ma gli crepò il cuore.
Dopo un’altra pausa Cenzo Dimondi conclude con una dimanda:
— È così o non è così?