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Il cane dello zio Prospero | 25 |
V.
Confermandosi nell’ipotesi per cui si era arrabbiato, il signor Prospero ebbe un rigurgito di amarezza in gola; poi si sentì pieno di male il cuore. E si sfogò a inveire, entro di sè, contro la nipote. Stupida! Infatuarsi d’un Tarelli! Credere avesse buone intenzioni e si proponesse davvero di sposar lei! Non dubitare che egli amoreggiasse per divertimento! Stupida! — Poi inveì di nuovo contro quel gaglioffo che lusingava, per divertimento, una ragazza onesta, la nipote di Prospero Marzioli! canaglia! briccone!
Se non che, a pensarci, comprendeva ora come la richiesta di comprar Top fosse stata un pretesto e come la visita, con i salamelecchi e le adulazioni, dovesse avere avuto uno scopo anche più ignobile: stringere amicizia con lo zio; ingraziarselo, servirsi di lui meglio che del cane. — Ragazzaccio! Tu sei furbo, ma...
Più furbo lui, lo zio!, quantunque non arrivasse a immaginar tutta la verità. Questa: mancato il sussidio del collare, giudicando troppo rischioso il gettito dei biglietti e delle letterine dal muro del cortile, oh che restava all’Elena se non suggerire a Diego il mezzo suggerito dallo zio a lei: il buco della serratura?
Nè lo sfogo sollevò il signor Prospero; egli non