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250 | Adolfo Albertazzi |
ho male qua — ; quasi un filosofo avesse obbligo di esser medico e quasi i medici possedessero l’arte di guarire un male qui e un male qua! Lui invece esorta la sua signora a rassegnarsi, a gettar nel pozzo quella morfina maledetta che le fa far tante smorfie, contorsioni e sussulti, a bere vin buono e a sorbir aria fresca, insieme con suo marito che d’inverno spalanca finestra e bocca appena giorno perchè il freddo gli ammazzi tutti i microbi nella camera, nello stomaco, e magari sul naso. Ma son vani consigli; nè giova ripetere, per consolarla:
— È una ruota. Càrola; una ruota che gira. Una volta tutte le donne avevano il convulso: adesso han l’isterismo... (La signora Càrola è sui settanta anche lei)... Una volta non c’era altro rimedio che l’Aceto dei sette ladri; adesso, la morfina. Ma non dubitate che si tornerà all’aceto e al convulso: soltanto, ladrerie e donne saran sempre quelle!
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A proposito della signora Càrola la biografia del signor Petronio contiene un aneddoto che rivela l’uomo e nell’uomo rivela insieme il buon marito e il pensatore profondo. Ma bisogna, per questo, risalire a diciassette o diciott’anni or sono, quando il mondo pareva aggravato dalla guerra giapponese cinese. I medici — i quali san leggere ma non capiscon nulla — consigliavano l’inferma signora