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Il testamento 241


V.

Il canonico, la vedova, il figlio, le tre figlie, i tre generi, la nuora, i quattro assessori e il segretario...: 15. In quindici, nella camera da desinare, aspettavano il notaio.

Che venne, finalmente.

— Siamo seri — mormorò Agosti all’orecchio dell’assessore d’Igiene; e col coltello in mano si pose, ritto in piedi, dietro la seggiola in cui, a capo della tavola, siederebbe l’uomo del Diritto. Davanti, aspettava il cofano. E gli porse — il segretario al notaio, appena questo fu al posto — il suo coltello da caccia, per forzare la debole serratura. Di qua e di là della tavola, stavano, in piedi il figlio e i generi; di fronte, le signore e il canonico, e più indietro, in piedi, i rappresentanti del Comune.

Momenti di aspettazione ansiosa, dissimulata da facce serie e sguardi severi.

— Constatato che nel cofano che si presume contenga il testamento del fu comm. Antonio Cerédoli manca la chiave idonea ad aprirlo — il notaio chiese — tutti gli aventi diritto, senza eccezione, consentono che si sforzi la serratura?

— Sì! sì! — tutti risposero.

E cric fece al passar della lama il concavo coperchio. Aperto subito; senza sforzo. E...

— Eh? cosa? — disse il dottor Tibaldi vol-