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Buona gente 231


vano che per un infortunio. All’Ospedale pretendevano, com’è giusto, carte in regola.

— Tanto, è inutile — mormorò la Romana, sempre china su l’agonizzante; alle cui labbra, di tratto in tratto, appressava il bicchierino.

Ecco: — Il prete — il morente potè dire con l’ultima voce.

— Non importa. Vi assolvo io — assicurò Figuretta.

Ma questa volta la Romana gettò all’amico una truce occhiata.

— Finiscila, per li mortacci tuoi! — E alla padrona di casa: — Accendete una candela!


... Rimasero soli lor due, la prostituta e Figuretta.

Lei si inginocchiò. Pregava sommessamente. Lui attese un poco; indi le si accostò, a dirle all’orecchio:

— Romana, prestami dieci lire per andar all’Eden. Prima di sera te ne porto cinquanta.

Seguitando a pregare, la Romana tolse dalla tasca della vestaglia la chiave del comò; gliela diede.

Allora il giovine si chinò su Procolo Granari e piano, ma spiccando le sillabe come per farsi udire da un sordo:

— Diteglielo a Dio, se lo vedete, che la buona gente siamo noi!