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228 | Adolfo Albertazzi |
sciolti e una guancia imbellettata e l’altra no, la Romana si precipitò gridando:
— Io, la salvo io questa creatura! Assassini! Vigliacchi!
Chi fossero gli assassini e i vigliacchi sapeva lei, portando una bottiglia di cognac e un bicchierino.
Alle grida, lo spazzaturaio avvicinò l’asino e la biroccia a una colonna; salì, armato della lunga scopa. E salì al dormitorio anche Figuretta. Senza cappello, in pelliccia, si calzava i guanti. Figuretta il borsaiuolo, uscito il giorno innanzi di collegio. — In vacanza — spiegava lui.
— Io! io! — ripetè la Romana facendosi largo fra le donne, disperate che il vecchio non ritenesse nè brodo, nè caffè, nè ovo. — Lo salvo io!
Gli versò, per la fessura della bocca, un bicchierino pieno di cognac.
E Procolo Granari riaprì gli occhi; ricompose la faccia. Sorrise.
La prostituta era contenta come d’un miracolo compiuto da lei.
— Non avete parenti al mondo? — chiese la carbonaia. E la fruttivendola:
— Non avete nessuno?
Procolo rispose, con abbastanza voce:
— Una figlia - suora - a Lugo.
— Bene! — notò, in disparte, Figuretta.