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Buona gente | 223 |
La contessa Torselli nell’uscire un giorno dal suo palazzo di via Goito — l’automobile l’attendeva — ebbe impedito il passo da quel cane. Non esitò a chiamare colui che lo conduceva.
— Ehi! signore!
Procolo si fermò.
— Il suo cane è ammalato. Io appartengo alla Società protettrice degli animali, e il mio nome basterà perchè vi sia curato gratuitamente.
Porgeva, molto gentile, il biglietto da visita.
Ma Procolo Granari disse:
— Non è ammalato. Ha fame. — E col suo mesto sorriso aggiunse, piano: — Come me.
— Fame? — riprese la signora dopo un attimo di perplessità. — Venga!
Rientrò nell’atrio; premè il bottone del campanello; ordinò alla portinaia:
— Dite al cuoco che vi mandi giù subito una scodella di zuppa per questa povera bestia, e dategliela.
Indi a Procolo:
— Ogni giorno all’ora d’oggi ci sarà qui, in portineria, una scodella di zuppa per il cagnone. Se ne ricordi!
E senza aspettare ringraziamenti la contessa Torselli, protettrice degli animali, salì in automobile.
Ogni giorno Procolo restava fuori nell’atrio, forse per non soffrir anche di invidia, intanto che