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222 Adolfo Albertazzi


rabile ingenuità, non sapendo che altro pensare, dimandò seria:

— È una rèclame?

Senza rispondere a parole Procolo scosse il capo, e chinò gli occhi.

Allora la passeggera comprese; aperse il portamonete. Ma l’ufficiale, che essa attendeva, giunse in tempo a fermarle la mano.

— Non capisci? — esclamò. — Fan patir le bestie per eccitare la pietà pubblica!

E vòlto al colpevole:

— Se ci fosse una guardia — minacciò — vi farei arrestare!

Rincamminandosi a testa bassa, il vecchio udì che la bella voce diceva: — Che delitti! Il cane potrebbe arrabbiare, rompere la museruola...

... Se rincasato Procolo Granari non avesse ricevuta una cartolina-vaglia della figliuola (venti lire), non solo avrebbe dimessa l’idea che la mattina gli era parsa sagace, ma avrebbe accusato il solo amico che gli restava al mondo di essergli anche lui causa di soffrire.

E la notte sognò che andava a caccia con Reno per una prateria fiorita, ed erano felici tutti e due finchè il sole del sogno lo svegliava angosciato.

III.

Accadde che per mutamento della sorte a suo solo favore Reno fu davvero felice.