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188 Adolfo Albertazzi


2 agosto.

Tutto mio! tutto mio! È morta.

3 agosto.

Sono casi, ma strani e perciò notevoli. Ierisera Reno — non ci fu verso — ha voluto salir con me, s’è accucciato presso il mio letto e v’è rimasto tutta notte. Abbiamo dormito poco e male.

Oggi ho chiamato Francesco, il giovine, e gli ho detto sottovoce:

— Non vi date pensiero. Quando la porterete via, andrò per il campo.

Egli mi ha sorriso e, al tempo stesso, ha lasciato scorrere per le guancie abbronzate due lagrimoni.

Ha detto:

— Lei badi a Reno. — Poi, come a un amico:

— Alla disgrazia ci eravamo preparati; ma adesso cominceranno i guai, per quel po’ di roba...

***

Via! Il diavolo non è mai brutto come si dipinge, ossia la Provvidenza non manca mai. Non dico per me: io ho mantenuto la parola, nè mi sono afflitto troppo, per non dar dispiacere ai miei ospiti. Dal campo, lontano, ho sogguardato al trasparir delle fiammelle, tra gli alberi; e tenevo in chiacchiere Reno perchè non uggiolasse.