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Il vitello 185


Per poco io non ho gettato a Reno tutta la bistecca. E la cuoca ha seguitato:

— Esser ridotta così, agli ultimi anni, che avrebbe potuto passarli bene! Perchè ha dei quattrinetti. Staremo a vedere a chi toccheranno.

Intanto io pensavo...

E l’altra puntando l’indice al naso e facendomi la confidenza a voce sommessa (non è una chiacchierona):

— Gli eredi, vedrà, saranno questi parenti qui, sebbene ne abbia degli altri, più stretti. Ma di chi la colpa? Ha una nipote, figlia di sua sorella, che è in bisogno. La nipote, appena lei cominciò a patire, se la prese in casa per curarla meglio, diceva. Invece un bel giorno le ragazze, le figliole, aprirono cassa e armadio e se ne spartirono i panni, come fosse già morta. Son cose da fare? Un po’ di prudenza ci vuole, di pazienza! E l’ammalata se ne addiede; mandò a chiamare il reggitore, questo qui, e si fece portar via. Allora la nipote mise di mezzo un frate...

Io pensavo...

— ...un frate che la consigliasse a far testamento e a lasciar tutto a lei. Il testamento l’ha fatto, ma — l’ho saputo da un testimonio — alla nipote gli toccheranno solo cento scudi.

Io pensavo: «Se ammalato fossi io, in questa casa, e quella poverina fosse sana, non verrebbe forse a salutarmi qualche volta? a farmi coraggio?».