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Compassione e invidia 159


E Bragozzi, il quale avendo sempre bisogno del conforto altrui non trovava mai il momento opportuno e la parola giusta a consolare gli altri, non sapeva che si dire. Pensava che Aldo soffrisse in una recrudescenza di dolore; sentisse ogni giorno più il cordoglio del perduto affetto e il rovello del tradimento. Invece... Una indigestione vai meglio che un sistema di filosofia a mutare la visione del mondo o la concezione della vita.

— Non vivo più! — mormorò Varni.

L’amico Michele sospirò; e stava per dire quella che per lui era non verità ma menzogna convenzionale: — Il tempo, amico, è un gran rimedio. — Ma l’amico:

— Se non trovo una famiglia che preferisca il manzo al cavallo, le ova fresche alle fradice, il burro di Milano allo strutto rancido, e mi prenda a dozzina, io muoio! Mi ammazzano al ristorante!

Nè Bragozzi aveva ancora raccolto lo sguardo smarrito a considerarsi le scarpe, che l’altro già lo colpiva in pieno petto.

— Prendimi a dozzina tu, Michele!

— Io? — esclamò inorridendo Michele. — Con mia moglie?

Voleva dire: con una donna quale il destino mi ha data per rovinarmi d’accordo con le cuoche che il destino mi manda?

E il discorso cadde. Lasciando però andare in tal modo la proposta dell’amico, Bragozzi rimase malcontento anche di sè; e pentendosi di non aver