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158 | Adolfo Albertazzi |
— Sono stato a Genova, e non li ho trovati!
— Chi?
Ah! Aldo Varni non avrebbe mai pensato che Michele Bragozzi fosse così poco agile. Certe cose bisogna afferrarle in aria. E gli rincrebbe dover spiegarsi, dire:
— Lei e lui!
— Oh! ( — Mia moglie ci ha colto! — ).
— Dubito si siano imbarcati a Napoli...
E l’avevano fatto correre a Genova?
— ...Ma io non sono un debole! Io, Michele, sono un forte! — Varni alzava la voce — : Un forte!; riconosco che la colpa è mia!
— Tua? — Bragozzi (infelice!) non capiva più nulla. Pensava: — Sempre ragione, lei, mia moglie!
— Colpa mia! Non dovevo trasferirmi qua da Milano! condur qua in provincia, in questo villaggio, una donna come quella! Così intelligente e colta! così poetica! così fanatica per i viaggi e le cose straordinarie! Non dovevo! E se ritorna, io... — che ne dici? — Io sono un forte! Non ho pregiudizi, io; e perdono!
***
L’infedele però non tornava. E a poco a poco Varni sembrò cambiar costume. Senza ritegno si dimostrava abbattuto, affranto; un uomo finito che non avesse più nessuna ragione per farsi invidiare.