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Compassione e invidia 157


ma pensava: «no no, Aldo non è così imbecille da crederci! E spera che ci creda io, imbecille!».

Poi rincasando col proposito di non parlarne più, ecco la Cloe a provocarlo:

— Come va il cugino? Come va l’amico? Come va la signora di tutti e due?

Basta; passarono finalmente quei maledetti otto giorni, e Bragozzi attendeva trepidando la notizia: — è partito — , allorchè Varni con quella sua aria modesta, d’uno che ha una fortuna oltremodo invidiabile, venne a dirgli:

— Sai? Sto per conchiudere un bellissimo affare d’esportazione e importazione di merci; col capitano. L’ho indotto a trattenersi altri otto giorni. Un’idea splendida!

«Mia moglie ci ha colto!» pensò Bragozzi.

— Un affar d’oro, caro Michele! — seguitava Aldo. — Presto si stipula, a Genova. Fra otto o dieci giorni.

E per una settimana Aldo Varni non si fece vedere al caffè. Quando ricomparve ahi! non entrò; e fece cenno a Bragozzi d’uscire. Sotto il portico disse con un tremito nelle labbra — e il sorriso era diventato una smorfia — :

— Michele! Ho la fortuna d’aver un amico come te, e desidero che tu mi consigli.

— Per la società col capitano?

Varni scosse le spalle, inquieto. Aggiunse, piano, cessando la smorfia e assumendo una solennità di dolore imponente: