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La passione d’un gentiluomo veneziano 145


il marito l’avvelenasse) le doglianze e i raffacci diventavano più acerbi e più frequenti.

Per lei Alvise «aveva dispregiati gli onori della sua repubblica, per lei aveva messo a rischio l’onore offendendo, percuotendo e ferendo non solo uomini e donne di basso stato, ma di sangue nobile ed alto; l’amò per tutta la vita attendendo il guiderdone della divina maestà!». E Vittoria, di riscontro: «Le vostre crudeltà sono tante e tante che meritano che ciascuno le fugga!».

Alla fine, lui le scrisse che per non accontentare i suoi, i quali volevano s’ammogliasse, partirebbe da Venezia. Essa lo scongiurò che rimanesse; magari s’ammogliasse; e lo minacciò: «Vi avvertisco bene che vi potrete ancora chiamare pentito. Tenetevi bene a mente queste parole, perchè si verificheranno» .

Lui se ne andò. E lei giurò di vendicarsi.

II.

La lontananza parve spegnere affatto l’antica fiamma nel cuore di messere Alvise Pasqualigo; ma bastò che ritornasse a Venezia perchè la vista dell’amante gli ravvivasse nell’anima, dalle poche faville che v’erano rimaste, tutto il fuoco d’un tempo. Ahimè! Trovò madonna Vittoria mutata al bene e molto sicura contro le tentazioni.