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142 | Adolfo Albertazzi |
avrei senza dubbio svegliato ognuno di casa... La malinconia m’è sì cresciuta che mi sento uscir fuori l’anima...».
Di lui era compresa così intimamente che a ripensarne le parole ne riudiva la voce e dalla voce ne riacquistava quasi la sensazione intera: si deliziava a martoriarsi finchè si abbatteva in una mortale angoscia.
«Da quell’ultima ora che mi parlaste fino a questa si è cresciuta in me La confusione, ch’io non so più quello ch’io mi faccio. Le vostre dolcissime parole mi sono rimaste così vive nella memoria che, se talor chiudo gli occhi, parmi di vedervi e di ragionar con voi; il che è cagione che molte volte stendo le braccia per abbracciarvi, e mi ritrovo ingannata. Destatami, vergognata di me stessa sento tanta passione che mi è forza di desiderar la morte per uscir una volta di pena...».
Non conosceva ancora la pena della gelosia; ma quando lui, il conte marito, cominciò a sospettare, e già alcuno dei vicini e dei conoscenti mormorava della tresca, dovettero contenersi e non vedersi che di rado. Quali altre donne amava Alvise? Ove passava il giorno? A che feste si recava?
Messer Alvise pareva tuttavia appassionato; e per andare da lei, avvertito da segnali di richiamo, sfidava ogni vigilanza. Se non che lettere anonime persuasero il conte che la moglie lo tradiva e tentarono persuadere madonna Vittoria che era in-