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Valentino e Lucilio | 127 |
stretta ed oscura; eran spente le feste che dovevan celebrare Teodosio vincitore di Massimo, Teodosio trionfante a Roma.
— A morte Boterico! A morte l’ingiusto! l’indegno!
Imprecazioni e minacce passavano di bocca in bocca; e si diceva che come l’imperatore aveva perdonata la sedizione di Antiochia, ove era stata abbattuta fin la statua dell’imperatrice, perdonerebbe a Tessalonica se osasse castigare il governatore malvagio.
Prima però di osare tanto, i cittadini più saggi e cospicui speravano d’indur lui stesso, Boterico, al perdono. Che lode gli verrebbe, di uomo generoso, a trar dalla carcere il giovine caro al popolo, e per intercessione della città intera concedergli ciò che era inumano proibire: la felicità dell’amore e delle nozze!
No. L’empio rispose no.
A morte! E nulla più può trattenere la folla: irrompe al palazzo: le guardie cadono trucidate. Boterico si fa innanzi; alza la mano per dire... Troppo tardi dire: perdono. È trucidato.
E sono aperte le porte della carcere.
II.
Quando ebbe notizia della sedizione di Tessalonica Teodosio stava per entrare in Milano,