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114 Adolfo Albertazzi


che in nessun altro luogo e in nessun altro modo avrebbe potuto vivere senza il peso addosso dell’onta o del sospetto dell’onta. E segnò essa stessa il suo destino in un dilemma: o l’accusa che si faceva al nonno non era vera, e valeva meglio scampare da un mondo così tristo; o era vera, e la rinuncia di lei apparirebbe come un sacrificio riparatore, una rinuncia sublime in lei, giovine, bella, ricchissima.

«Se un’idea entra nella testa di un Antoni non c’è più santo che gliela cavi», pensò la più vecchia delle domestiche, quando Livia le disse che aveva intenzione di farsi suora.

Ma quando quella donna, incerta come chi teme di dare un avviso che addolori troppo, ne parlò al padrone, egli la fissò, poi scosse le spalle quasi a udir cosa di nessuna importanza. Solo, die’ ordine di cominciar subito i lavori di sterro sul poggio, ove sorgerebbe la nuova villa. E lo stesso giorno vi condusse la nipote.

— Guarda! — le disse accennando alla vallata stupenda.

La vita brillava nell’aria, serenava nei lontani monti, palpitava nei colli rinverditi, fluiva e rabbrividiva placida fra il greto del fiume.

— Io sarò morto allora — soggiunse il vecchio — . Ma tu vivrai qui sposa e madre felice.

La ragazza tacque. E sentì che il momento di manifestare il suo proposito era quello, e raccolse