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108 | Adolfo Albertazzi |
prensione improvvisa ebbe negli occhi un insolito acume, e chiese:
— Ne siete sicuro, ch’è salvo?
— Sicuro del tutto..., oggi com’oggi...
E lei rompendo in singhiozzi, disperata, con la voce di chi impreca:
— Ma allora, cosa siete venuto a fare?
***
Poichè dunque non s’intendevano; poichè lo rimproveravano invece di ringraziarlo, Leonardo giurò, sul serio questa volta, che all’Olmello non lo rivedrebbero più, se Celso non tornasse a casa.
E soffriva, il vecchio, a pensarci; e ci pensava sempre. Sperava. E quando sperava, si immaginava Celso così lieto d’esser scampato alla morte, così felice di riabbracciare i suoi, che non ne restava più, del suo bene, per il vecchio amico. Nè il rancore e l’uggia gli cessarono come si diffuse la voce che con parecchi morti del paese era rimasto ferito Celso dell’Olmello.
E passò quasi un mese; e Celso gli scrisse lui, a Leonardo, che ormai guarito del tutto veniva in licenza.
***
Il giorno che gli aveva scritto di tornare il vecchio andò alla stazione per tempo, al mattino; e sì che il diretto che credeva porterebbe il reduce