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dall'eldorado 83

disgraziato senza dubbio in famiglia, ma allevato in una società così perfetta?

— A parte le disgrazie domestiche — mormorò il socialista, prima uso a sbraitare, — quali cittadini, voi d’Eldorado, sarete felici.

Non l’avesse mai detto!

— Felici? — gridò Edon a voce alta, rosso in viso quale non era stato mai. — Felici in un paese dove il valore delle cose è determinato dall’educazione? dove la ricchezza non è premio alla fatica? dove non si lavora per guadagnarsi il pane col sudore della fronte? — Si arrestò mormorando a sua volta qualche parola del suo armonioso linguaggio: forse bestemmie, forse insolenze; poi, data un’occhiata al vocabolario per rimettersi, riprese: — In Eldorado è sconosciuto il piacere d’adempiere i propri doveri, la voluttà del sacrificio! L’istinto battagliero dell’uomo vi si è perduto! Mentre voi avete fino i re, i presidenti di repubblica, i pontefici, noi non abbiamo nemmeno i policemen! Oh sì.... la felicità degli uomini è nella disuguaglianza economica, civile, morale!

«È pazzo!» pensò Polla, mentre si mordeva le labbra; e taceva. Egli, che amava le polemiche, era costretto a non discutere, per paura di disgustar l’amico; era costretto a non svelare i mali segreti della nostra misera civiltà. «È matto da legare!»

La sorpresa e la paura del bravo socialista