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80 | dall'eldorado |
versi; così agili e provocanti nelle forme; così facili al sorriso nel salutare; così flessuose nell’incedere, così graziose nell’arrestarsi, nel sogguardare, nel porgersi allo sguardo altrui. Commentando l’ammirazione sua propria, che le costringeva a dolci soliloqui, egli con interrotte parole riferiva all’amico che nel suo paese ragioni di pubblica salute avevano privata di grazia la donna abolendo busti e cinture, e che l’igiene v’imponeva una sola e pallida tinta nelle stoffe, e, che, per di più, il perfezionamento della specie aveva condotto il genere femminile a quasi un sol tipo; onde qua da noi gli piacevano fin le brutte. Ma quasi non minore diletto gli dava la vista dei cavalli, il nobile e mite animale espulso d’Eldorado dal progresso meccanico.
— Non ci avete nemmeno asini? — domandò Polla.
— Asini? — Edon consultò il vocabolario.
Più resistenti, di asini ne restava qualcuno anche là. E i tram?
I tram elettrici non gli erano riusciti del tutto nuovi, ricordandosi d’averne visti, sebbene costruiti meglio, nella sua fanciullezza.
Del resto, troppo ci sarebbe a dire intorno le impressioni ch’egli riceveva dalla vita multiforme e molteplice della grande città; dai monumenti storici per noi e quasi preistorici per lui; dalle case e dai palazzi moderni per noi e per lui antichi: basti affermare che un ragazzo