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la giocatrice | 27 |
— Il vostro rimprovero è ingiusto. Non mi offende: mi affligge; e non vi perdonerei se non vi credessi innamorato perbene e troppo inesperto nell’amore onesto.
Bel colpo!; che Gianni ricevette senza ribattere.
— Sapete voi perchè gioco? — ella continuava.
Cosa poteva saper lui, che non sapeva neanche perchè si fosse innamorato così?
— .... Gioco perchè l’alcoolismo in una donna è turpe; perchè se sono religiosa, non sono bigotta, non ipocrita nè egoista; perchè (e qui la bella voce s’inteneriva), perchè quando mio marito m’ebbe abbandonata sola al mondo, io, che l’amavo perbene, non gli sarei sopravvissuta e mi sarei lasciata struggere dal dolore se non avessi trovato scampo e consolazione in una passione onesta. Inebriarmi? Schiodar Cristi? Mai! Il mio Vittorio m’aveva insegnato lui il faraone, il macao, il tresette, i tarocchi, la scopa!... — E sgorgarono le lagrime; piovvero lagrime sul fazzoletto.
— Perdono, perdono! — scongiurava Limosa, pari a un eroe da romanzo, afferrandole una mano e coprendola di baci; mentre si chiedeva: «Debbo mettermi in ginocchio?»
— .... Perdonatemi! — riprese. — La colpa è proprio della mia inesperienza! Se io fossi avvezzo a innamorarmi, non invidierei le carte e non desidererei per me quel che date a loro;