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26 | la giocatrice |
— A voi penso! Io vi guardo; vi studio; vi esamino; vi giudico; entro in voi; scappo disperato; mi perdo.... Oh che martirio amarvi e vedervi con le carte in mano! Un supplizio! Diventate cattiva e debole; perfida con chi vince; lusinghiera con chi vi fa vincere....
— Limosa!
— Quante volte soffro io più di voi a vedervi palpitante, tremante, pallida in attesa d’un colpo di fortuna! Quante volte vi ho sorpresa con occhi pieni di fiamma interrogare, invitare, accarezzare un compagno più brutto del demonio! Quante volte ho dovuto augurarmi d’essere io il re bello, che vi rallegrava, o l’asso di bastoni o il bagattino!
— O l’angelo, o il diavolo, bugiardo che siete! — esclamò giuliva la signora. — Conoscete fino i tarocchi!
Ma l’altro seguitava a infuriarsi:
— Quante volte ho pianto, ho quasi pianto a vedervi consumare in tal modo gioventù, bellezza, salute, intelligenza, anima! Ma io che vi amo tanto, io giudico che anche questa è una colpa, perchè è questo esecrabile vizio, questa obbrobriosa catena che v’impedisce di amare e di rinunciare alla vostra libertà. Vergogna!
A questo punto Gianni s’aspettava che ella rispondesse un «grazie» per canzonatura, o che inferocita lo mettesse alla porta; tanta foga egli aveva data all’invettiva. Al contrario, fredda e severa, Claudia parlò: