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in arcadia 311


Tutti vorrebbero sapere:

— Cosa c’è? Cosa c’è?

Ma l’Imagine ha già la gloria dei fiori e comincia il coro ultimo dei fedeli:

Maria, mater gratiae....

Già discende il figlioccio di Carlone: è al penultimo gradino. Quando, oh! — che è? che non è? — il muratore dà una spallata ad Anacleto; il quale s’afferra alla scala; e la scala e l’uomo, che è all’ultimo gradino, precipitano insieme nel fosso. S’odon grida. Cogliendo l’opportunità di farsi onore lo Zoppo e il Chiù s’avventano a difesa del compagno, che il muratore martella di pugni, intanto che s’invoca soccorso....

Mater misericordiae....

Irrompono a difesa del maestro due o tre manovali; s’avanza Carlone per metter pace.

— Ohe, ragazzi! — minaccia. Poi prega: — State buoni, ragazzi! — Ma come pacificarli a parole? — Di questi ci vogliono! — urla uno dei cantori, che è un Ercole e che dove batte, abbatte. — Son qua io, Carlone!

Pur troppo però l’Ercole è d’un’altra parrocchia; e che c’entra lui? Infatti una voce, non si sa di chi, ripete immantinente d’intorno: — Son quelli di San Martino! — Si ripete fra i più lontani: — Tradimento! aiuto! Son quelli di San Martino che portano le liti!... Son pagati dall’ingegnere! Traditori! Addosso!

E i poveri «compagni di San Martino» si rac-