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280 | in arcadia |
se ancora tempo di caccia vietata, ed egli recò la biada alla sua mula.
A cavallo, discendendo poco dopo, preparava il discorso per convincere che la quercia non faceva danno a nessuno; e sperava evitarsi una prepotenza e un’ingiustizia. Così sospirando brontolando e rammentando che al tempo del Papa le strade passavano tutte in mezzo a quercie folte, che era una delizia, giunse la sera al paese. Naturalmente, in vista dell’arrosto, il segretario promise di interporre la sua autorità perchè l’ordine fosse sospeso; tornasse fiducioso due o tre giorni dopo.
E naturalmente quando Carlone de’ Carli venne per la risposta, apprese che l’arrosto era stato squisito e il sindaco irremovibile.
II.
Dunque il vecchio doveva sfrondare e diramare la bella quercia, che rivedeva uguale nei ricordi della sua puerizia; la maestosa quercia alla cui ombra ristava il mendicante a mangiare il frusto di pane, riposavano nei caldi meriggi il cacciatore e il viandante, giocavano i ragazzi a guardia delle pecore. Per un pretesto, perchè un intruso lassù non ne aveva una simile, bisognava lacerarla, squarciarla, mutilarla nelle braccia la feconda, la buona