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274 in arcadia

l’estasi sono raccolti e gettati in un sacco, dove, al ruvido contatto della tela con le loro membra tenerelle, imparano già prima d’esser fritte che vantaggio ci sia in questo mondo a farsi delle illusioni.

Quanto agli altri animali del rio Rosso — detto Rosso per le sue sabbie bionde, ma senza traccia d’oro — , si prendono trattenendo con una chiusa la corrente e con le pale gettando l’acqua fuori del borrone finchè questo rimanga asciutto. Che piacere allora! Gli uomini afferrano anguille che si appiattano nella melma e pesci che si raccomandano a bocca aperta e muta; e i ragazzi aggrappano i gamberi, e poi godono a vederli arrossare, retrocedendo su le bracie come eroi che tentino uno scampo senza voltarsi indietro.

Di pernici e starne, a dir vero, non abbondano oggigiorno neanche i boschi di Rioronco; tuttavia la cacciagione vi è meno scarsa che in pianura; e d’inverno i ragazzi dissimulano lacci e trappole e in primavera fan posta ai nidi con la poetica speranza d’allevarsi in gabbia o un cardellino, o un fringuello, o un merlo. Il quale di solito — ingozza che t’ingozzo — basisce per il troppo pane biascicato che gli s’impartisce con troppo buon cuore.

Tutti buoni, o quasi, lassù! Non si ricorda a Rioronco un solo omicidio: una baruffa vi è un avvenimento come un furto di pollaio; intorno al quale di casa in casa si discorre per un