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268 il falcone


Madonna Ginevra arrossì; si levò; si recò alla cameruccia del valletto.

Stava il valletto con le palpebre abbassate perchè nel languore dell’inedia tutto ondeggiava dinanzi al suo sguardo; e aveva il viso stanco e smorto smorto. Trasalì ai passi leggeri della dama, riconoscendola.

— Valletto Ugo, dormi? — chiese lei dolcemente.

Egli disse:

— Per l’amor di Dio, madonna, abbiate compassione di me!

Ed essa inacerbita di nuovo da tanta ostinazione: — Da me non avrai mai grazia nella bella maniera che domandi! È questa la tua ricompensa al bene che il padrone ti vuole? È questa l’affezione che gli porti? Tornerà....

— Oh se tornasse! — sospirò Ugo, insensato più che ardito.

— Tornerà e s’arrabbierà, e ti romperà le ossa!

— Ma non mangerò! — conchiuse Ugo.

La dama uscì col proposito di dire ogni cosa al marito appena fosse giunto. Però, intanto che cuciva, ebbe timore che il marito la rimproverasse d’aver tentata per capriccio e accarezzata in qualche modo la folle passione del valletto; e a nascondergli la verità, non la rimprovererebbe di non averlo sovvenuto con un medico e con medicine e con premure? Che imbroglio! Non iscorgeva mezzo per disimpacciarsi.