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264 il falcone

certe occhiate desiose del marito a lei! Con che travaglio percepiva negli occhi e nel riso di madonna gli assensi e le promesse! Il desiderio sensuale, non più vago e dimesso ma deciso e tempestoso, affaticava l’animo del valletto non più riposato nei primi propositi; e il pensiero di rimettersi al futuro gli diveniva un ritegno insufficiente e un’attesa intollerabile. Già si sentiva morire d’amore; avrebbe alla prima buona circostanza rivelata alla dama la sua passione sconsolata.

Avvenne che una mattina, montando il suo cavallo migliore e seguito da scudieri in vesti nuove, il sire di Ripalta partì per una festa. Quantunque fosse quello il giorno aspettato dal valletto con penoso e lungo desiderio, tuttavia appena il signore fu scomparso al basso del colle, tra le macchie, egli, nell’imminenza della felicità se l’assistesse la fortuna, o del suo ultimo malanno se madonna non volesse ascoltarlo o mancasse a lui il coraggio d’ottenere ascolto, provò un turbamento grande di paura. Pensava: «Prima di notte le dirò tutto. Le dirò il bene che le voglio. Ma come comincerò?»

E il sole cadeva che non aveva ancora trovato il modo acconcio per incominciare. Quando però, la sera, si fu accorto che la padrona era entrata nelle sue stanze, non più dubitando salì, s’introdusse guardingo, spinse francamente quella porta.

Madonna Ginevra, già sciolti i capelli e un