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l'agnello | 257 |
— Sei stato fortunato, tu! — fece il collega; aggiungendo la presentazione:
— Il professore Biscaglia...; le signore Crocchi.
— La sorte le ha favorito l’innocenza, il candore — disse la mamma.
— Quanto l’invidio! quanto è bellina questa bestiola! — disse la figlia.
Bèee....
Allora cesto e agnello per poco non caddero di mano a Biscaglia, tale fu l’urto che l’amico gli diede col gomito per suggerirgli l’idea che, del resto, era venuta anche a lui.
— Cosa vuoi fartene tu? — chiese l’altro.
Onde Biscaglia parlò, rosso rosso:
— Se la signorina mi permettesse.... Ella potrebbe averne maggior cura di me.... Io non ho moglie....
— Ma sicuro! E non ha nè erba nè ovile — disse l’altro.
All’offerta, la figlia guardò la mamma; la mamma annuì; ringraziarono; e il candore e l’innocenza, avvolti di nuove carezze, passarono dal professor Riccardo Biscaglia al soave dominio della signorina Irma Crocchi.
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Più e meglio che alla follia, Riccardo Biscaglia s’innamorò assennatamente; perchè era un amore nato da un affetto non cieco: dall’ammirazione della bontà; perchè più che la bellezza